Il Film Terra Fragile si fa notare nei concorsi internazionali
Redazione
Un progetto nel quale abbiamo creduto
Circa un anno fa, noi di Il Cibo delle Alpi abbiamo preso la decisione di sostenere la produzione del documentario “Terra Fragile” di Fabrizio Zanotti, uno dei fondatori del nostro progetto. Questa collaborazione ci ha resi co-produttori di un racconto di grande importanza.
Due settimane fa, all’inizio di ottobre, abbiamo ricevuto notizie entusiasmanti: “Terra Fragile” è stato non solo selezionato per il Vancouver Film Festival, ma ha raggiunto i quarti di finale in questa competizione prestigiosa. Stiamo parlando di uno dei cinque festival cinematografici più importanti del Nord America e, di conseguenza, del mondo intero. Questo risultato inatteso ha riempito di gioia il nostro team.
Le buone notizie, tuttavia, non si fermano qui. La scorsa settimana abbiamo ricevuto un’e-mail che ci ha comunicato che il film “Terra Fragile” ha vinto il primo premio come miglior regia al Berlino Indie Festival nell’ambito del concorso di ottobre. E ieri, 21 ottobre, abbiamo ricevuto una nuova e-mail che ci ha informato della candidatura di “Terra Fragile” al Montreal Independent Film Festival (MIFF), un altro festival internazionale di grande rilevanza.
Il successo di “Terra Fragile” è una testimonianza del talento di Fabrizio Zanotti e della nostra dedizione a questo progetto. Questi risultati positivi dimostrano il potenziale del cinema indie e l’importanza di raccontare storie significative. Continuiamo a guardare con interesse al futuro di questo viaggio cinematografico e attendiamo le prossime tappe di questa incredibile avventura.
Di cosa parla Terra Fragile?
Terra Fragile parla del cibo come più intimo punto di incontro tra uomo e natura. Il racconto è strutturato nella forma di un viaggio, che durato alcuni anni, nell’immenso patrimonio alimentare italiano., dalla Puglia alle Alpi. L’autore, Fabrizio Zanotti, nasce nel 1974 in una valle alpina, la Valle Camonica, nel suo retaggio c’è il mondo agricolo e nei suoi primi decenni di vita il cibo ricopre un ruolo importante in quelli che lui definisce riti di comunità e familiari.
L’autore si domanda quanto resta oggi di quell’Italia che lui ha imparato a conoscere e nello specifico quale valore diamo oggi in Italia al cibo. Ne esce un viaggio che racconta la tensione tra processi di produzione industriali ed il mondo degli agricoltori resilienti che applicano metodi di produzione che non impattano sull’ambiente. Il viaggio si sviluppa in più livelli, dallo sguardo sui metodi di produzione si passa via via al racconto di come, anche attraverso il cibo, creiamo legami con il nostro ambiente sino a sondare i meccanismi alla base della vita stessa. Si scopre che stiamo minando il nostro futuro, impoverendo ed avvelenando la terra e chi la abita. C’è però anche molta speranza, esistono persone che stanno provando a cambiare il nostro mondo partendo proprio dalla produzione del cibo.
Un racconto corale dove a parlare sono agricoltori, trasformatori, persone che creano il ritratto di un’umanità in cammino alla ricerca di un futuro migliore.
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