Il Cibo delle Alpi ha recentemente sostenuto “Terra Fragile” di Fabrizio Zanotti, un importante documentario che parla del cibo come intimo punto di contatto tra uomo e natura.

Un progetto nel quale abbiamo creduto

Nel 2022 abbiamo preso la decisione di sostenere la produzione del documentario “Terra Fragile” di Fabrizio Zanotti, uno dei fondatori del nostro progetto. Questa collaborazione ci ha resi co-produttori di un lungo viaggio nell’Italia del cibo. 

Ultimato nel 2023 dopo una lunga gestazione, “Terra Fragile” sta riscuotendo un successo significativo anche nei festival internazionali di cinema indipendente. Al film è stato infatti attribuito il titolo di Award Winner allo Hong Kong Indie Film Festival e al Berlin Indie Film Festival. Si è classificato come semifinalista al prestigioso European Cinematography AWARDS (ECA), e al Madrid Arthouse Film Festival. Ha inoltre raggiunto i quarti di finale al Vancouver International Movie Awards. “Terra Fragile è stato premiato anche durante l’edizione del 2022 di “Segni in corto”, in Valle Camonica, dove ha conseguito il primo posto nella categoria Documentari con un estratto di 20 minuti dal film, che abbiamo ora il piacere di presentare in versione integrale.

“Ho incontrato persone fantastiche creando rapporti di autentica amicizia, una connessione profonda” racconta Fabrizio Zanotti.“Ne ho conosciute a decine, tra agricoltori, ambientalisti, operatori turistici, cuochi e pescatori. Molte di queste forse non le vedrò più, ma tutte hanno lasciato un segno e in qualche modo mi hanno cambiato ed arricchito. È stata un’esperienza di vita che mi accompagnerà per sempre.” Un’esperienza che ha coinvolto l’autore toccandolo nel profondo.

Di cosa parla Terra Fragile?

Terra Fragile parla del cibo come più intimo punto di incontro tra uomo e natura. Il racconto è strutturato nella forma di un viaggio, dalla Puglia alle Alpi e che è durato alcuni anni, nell’immenso patrimonio alimentare italiano. L’autore, Fabrizio Zanotti, nasce nel 1974 in Valle Camonica, nel suo retaggio c’è il mondo agricolo e nei suoi primi decenni di vita il cibo ricopre un ruolo importante in quelli che lui definisce riti di comunità e familiari.

L’autore si domanda quanto resta oggi di quell’Italia che lui ha imparato a conoscere e nello specifico quale valore diamo oggi in Italia al cibo. Ne esce un viaggio che racconta la tensione tra processi di produzione industriali ed il mondo degli agricoltori resilienti che applicano metodi di produzione che non impattano sull’ambiente. Il viaggio si sviluppa in più livelli, dallo sguardo sui metodi di produzione si passa via via al racconto di come, anche attraverso il cibo, creiamo legami con il nostro ambiente sino a sondare i meccanismi alla base della vita stessa. Si scopre che stiamo minando il nostro futuro, impoverendo ed avvelenando la terra e chi la abita. C’è però anche molta speranza, esistono persone che stanno provando a cambiare il nostro mondo partendo proprio dalla produzione del cibo.

I 60 minuti di documentario portano in scena solo il 30% del girato, frutto di una selezione incisiva. Ne risulta un racconto corale che stimola riflessioni profonde. Il regista ha scelto di realizzare il documentario senza una sceneggiatura predefinita, mantenendo un approccio realistico. Nasce così un continuo susseguirsi di incontri che fanno emergere temi come lo sfruttamento dei lavoratori agricoli, l’impoverimento del suolo, la contrapposizione tra metodi agricoli industriali e realtà agricole di piccole dimensioni, senza trascurare l’importanza della biodiversità. “Terra Fragile” non fornisce soluzioni precostituite, ma invita lo spettatore a riflettere e a sviluppare una propria opinione personale. Il documentario si conclude con un messaggio di speranza, infondendo fiducia nella capacità dell’uomo di trovare un equilibrio con la natura.

Un racconto corale dove a parlare sono agricoltori, trasformatori, persone che creano il ritratto di un’umanità in cammino alla ricerca di un futuro migliore.

L’esperienza del regista

“Ho incontrato persone fantastiche creando rapporti di autentica amicizia, una connessione profonda” racconta Fabrizio Zanotti. “Ne ho conosciute a decine, tra agricoltori, ambientalisti, operatori turistici, cuochi e pescatori. Molte di queste forse non le vedrò più, ma tutte hanno lasciato un segno e in qualche modo mi hanno cambiato ed arricchito. È stata un’esperienza di vita che mi accompagnerà per sempre.”

Un’esperienza che ha coinvolto l’autore toccandolo nel profondo. “Ho dormito un po’ ovunque… anche in auto su terreni confiscati alle mafie e gestiti da cooperative e associazioni. Ho passato notti nei laboratori di fornai che utilizzano farine prodotte da piccoli agricoltori. Sono stato più giorni nella Masseria Boncuri di Nardò dove ho conosciuto i braccianti che hanno vissuto e che ancora oggi vivono in prima persona il fenomeno del caporalato. Ho visitato ghetti. Ho visitato industrie di trasformazione e grandi mulini del sud Italia, incontrando ricercatori come Salvatore Ceccarelli, GiovanniDinelli e Stefano Benedettelli. Nel documentario ho voluto inserire frammenti di questi incontri, cercando di dare un senso profondo alla mia esperienza”.

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